La rivista Com.Pack ha dedicato un reportage al tema, avvalendosi della notevole esperienza di CPS Company su entrambi i fronti.

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È dalla fine degli anni Ottanta che sembra non esserci partita: scegliere la carta come materiale da imballo per il packaging di prodotti tissue implica tendenzialmente costi più alti, minore produttività oraria e difficoltà nell’avvolgimento del prodotto, soprattutto se di forma circolare.

La carta peraltro offre meno garanzie sul fronte della conservazione: solo il film polimerico consente di mantenere fazzoletti, carta igienica, tovaglioli ecc. al riparo da contaminazioni e umidità anche per lunghi periodi. La tenuta agli agenti esterni è diventata caratteristica imprescindibile con l’ascesa della GDO, che ha allungato significativamente i tempi di stoccaggio delle merci.

Oggi, a orientare il mercato verso una transizione al packaging in carta sono dunque ragioni di ordine soprattutto ambientale, che trovano riscontro in un consumatore sempre più sensibile alle argomentazioni eco-friendly.

Una possibile soluzione al dilemma può essere l’adozione dei cellulosici solo nel confezionamento primario. In questo modo la protezione offerta dal film plastico resta immutata, l’impatto su costi e tempi di produzione è limitato, ma si riesce a ridurre il consumo di polimeri e di conseguenza l’impatto sull’ambiente.

CPS Company – specializzata nella progettazione e produzione di macchine automatiche per la movimentazione e l’imballaggio primario, secondario e terziario – è in grado di modificare una linea completa a beneficio della carta senza particolari criticità. Gioca a suo favore la sua pluriennale esperienza anche su questo tipo di confezionamento.

“Il nostro delta tecnico è che è dagli anni ’70 che conosciamo la carta – spiega Enrico Rubbini, direttore commerciale di CPS Company – soprattutto il suo comportamento nelle fasi di svolgimento della bobina, le tensioni che occorrono e le regolazioni in corsa, ma anche la forma del piegatore. Non esiste la carta, esistono le carte e bisogna conoscerle prima di costruirci intorno una macchina automatica.”

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